Il gaslighting non è solo un neologismo o un termine interessante, ma è un fenomeno molto comune al giorno d’oggi. È una forma di violenza psicologica, il cui compito principale è far dubitare dell’adeguatezza della propria percezione della realtà circostante.
Esiste anche il fenomeno del gaslighting inconscio; tuttavia, molti tiranni e manipolatori lo fanno in modo abbastanza consapevole, al fine di minare la fiducia di un’altra persona e assumere il pieno controllo su di lei.
Gli aggressori creano una realtà alternativa per la vittima, concentrandosi su singoli eventi e trattandoli in un modo ben preciso, tramite la falsificazione dei fatti. Queste persone fanno del loro meglio per giocare con i sentimenti dell’altra persona. Il problema principale è il fatto che tale comportamento è difficile da individuare perché non sembra così terribile. In questo caso non ci sono chiari segni di violenza. Non ci sono urla, minacce, discorsi aggressivi o, persino, violenza fisica. Inoltre, il tono di voce usato può essere incredibilmente dolce, accomodante, amichevole, il che rende l’intera situazione ancora più pericolosa.
Di conseguenza, la vittima ha due realtà. La prima realtà è la propria. Deve arrivare a dubitarne sempre di più. La seconda è creata dall’aggressore. Nella maggior parte dei casi, la spunta la seconda realtà. Succede perché questa realtà umilia il soggetto, penetra molto a fondo, attraversando tutte le difese psicologiche, insediandosi nella mente e instillando paura e ansia.
La madre di Albina le ripete costantemente le seguenti frasi: “Non servi a nessuno, tuo marito vuole solo una cosa da te, indovina un po’? Ha voluto sposarti solo perché vuole “prenderti” di tanto in tanto. Devi lottare per tenertelo, perché senza di lui non vali nulla. In ogni caso…chi altro vorrebbe passare del tempo con una persona così inutile!”. Albina cerca di capire se sua madre si sbaglia. Ci sono molte persone che la amano e che hanno bisogno di lei. Anche gli uomini l’adorano…almeno crede. Non è vero che suo marito vuole solo sesso da lei. Ha un buon lavoro, fa la traduttrice in un’ambasciata. Pensa che la gente la apprezzi (?). Tuttavia, la sua mente e la sua anima sono piene di “forse”, “probabilmente” e “sembra”. Probabilmente sua madre ne sa di più. Perché dovrebbe mentire?
Il capo di Massimo gli dice spesso che è una persona incompetente, che svolge male il proprio lavoro e che non lo licenzia solo perché gli dispiace per lui. Ci sono delle occasioni particolari in cui il capo lo elogia con frasi del tipo “Beh, hai visto che quando vuoi ci riesci! Non è il massimo, ma è meglio del solito!”. Quando si è liberato un posto come vice-capo all’interno del dipartimento, Massimo ha cercato di scoprire se poteva ottenerlo, ma si è sentito dire sempre le stesse cose. Gli è stato detto che era stupido e non si era impegnato abbastanza. Massimo sa molto bene che il suo capo si limita a cambiare la dimensione del carattere, a riempire gli spazi vuoti e ad aggiungere alcune virgole ai documenti che lui gli prepara. Nel peggiore dei casi, sostituisce alcune parole con dei sinonimi. Sa anche che le persone degli altri dipartimenti si rivolgono a lui se hanno bisogno di un consiglio. Il problema è che il suo capo non è consapevole della reale portata del suo lavoro e si è creato il suo “alone di importanza”. In realtà, Massimo svolge la maggior parte dei compiti del suo capo…e continua a pensare: “Dove sto sbagliando? Perché sono così inutile da non riuscire nemmeno a pensare alla promozione?…”
Annalisa ha una relazione con Ciro da quasi tre anni. Prima Annalisa era una ragazza abbastanza calma e sicura di sé. Tuttavia, da due anni a questa parte, è impossibile riconoscerla. Ciro accusa spesso Annalisa di non essere come lui vorrebbe e di non essere degna di un uomo come lui. Di conseguenza, Annalisa ha iniziato a credere alle sue parole, anche se non c’è un vero motivo. Guardando un film, è solito paragonare Annalisa alle attrici e dirle che gli dispiace, ma che non sarà mai come loro, perché lei non ha un corpo aggraziato e armonioso. Ciro vede spesso altre donne, ma anche nei casi più “lampanti” e palesi, le dice sempre: “Non ti sto tradendo! Sei gelosa perché hai poca autostima”. Ciro critica sempre le sue capacità intellettuali, il suo aspetto, la mancanza di rapporti sessuali, ma dice sempre che Annalisa fraintende le sue parole. È sicuro di non aver mai nemmeno pensato di farle del male. “Sei fuori di testa a causa della tua gelosia!”. Annalisa si è convinta di aver reagito in modo eccessivo a tutto e che qualcosa non andava in lei, non in Ciro.
Queste tre storie mostrano che il processo del gaslighting non riguarda solo le storie d’amore. Può avvenire praticamente in ogni campo: genitori e figli, capi e dipendenti, colleghi, coniugi. Può essere presente in qualsiasi relazione, se uno dei partner manipola l’altro.
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Le frasi più comuni di un gaslighter sono le seguenti:
- “Stai esagerando!”
- “Non ti ho fatto male, stavo solo giocando!”
- “Il problema è tuo. Io sto benissimo!”
- “Te lo stai inventando! Non è possibile che io l’abbia mai detto!”
- “Hai soltanto poca autostima”
- “Hai sbagliato tutto”
- “Non va bene essere così nervosa, non sarebbe il caso di vedere un dottore?”
L’aggressore e il manipolatore possono usare una voce molto calma, quindi suadente, che fa leva sui punti deboli noti della loro vittima, provocandole intenzionalmente uno scoppio d’ira ed emotivo. In molti casi, questo accade in pubblico, alla presenza di testimoni che assistono e la vittima viene poi accusata di inadeguatezza. “Guardatela! Io sono così tranquillo e gentile e lei è isterica!”.
Il gaslighting è una delle forme più gravi di manipolazione perché è un gioco con la mente della vittima. Il manipolatore la costringe a dubitare della propria adeguatezza, della ragionevolezza e della correttezza.
Le principali caratteristiche del gaslighting
- sostituzione delle circostanze e falsificazione dei fatti, che fanno dubitare la vittima dei propri ricordi (“Non è mai successo, lo sai! Non è che magari lo hai sognato?”)
- mettere in discussione la stabilità emotiva e l’adeguatezza di una persona (“Mi dispiace per lei. Vika non sta molto bene in questo periodo. Di punto in bianco perde il controllo in questo modo…ma non fa nulla, possiamo gestirla, ho già preso appuntamento con lo psicologo”)
- presentare la vittima come una persona stupida e intellettivamente poco dotata (“Tesoro, tu sei bionda e sai di essere ignorante in matematica…Dai, mi occupo io del budget, tu fai una pausa” )
- accentuazione dell’età immaginaria, del genere e dell’incapacità fisiologica (“Va bene, le tue crisi di nervi dicono tutto”, “Sei troppo piccola per parlare di qualcosa”, “Beh, cosa posso pretendere da un uomo, è un animale”, “Ti sei immaginata tutto”, “Hai fatto tutto tu”)
- negazione dei sentimenti e dei fatti che sono importanti per la vittima (“Era solo uno scherzo e tu, come sempre, sei troppo sensibile”, “Stavo soltanto ballando con lei e le mie mani erano sul suo fondoschiena perché è normale quando si balla, non esagerare!”)
- mettere l’accento sugli errori e i fallimenti (“Dimentichi sempre tutto!”, “Riuscirai mai a fare qualcosa nel modo giusto?”)
Il gaslighting è una violenza morale impercettibile, ma potente. Il fatto è che colpisce i punti più vulnerabili di una persona, cioè l’autostima, la percezione di sé, la fiducia in sé stessi. Questo è il motivo per cui è così difficile interrompere una relazione di questo tipo…dopo tutto, una persona che è stata a lungo vittima di gaslighting non pensa di aver ragione, che i propri sentimenti siano corretti e di avere il diritto di esistere. Non riesce a credere di avere il diritto di compiere questo passo importante.
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