Risentimento: quando è appropriato e quando è manipolazione?

Probabilmente nessun altro sentimento viene svalutato tanto spesso quanto il risentimento.

“Oh poverino, ti senti ferito? Non sapevo fossi così sensibile! Non ti si può davvero dire niente!”

“Il tuo problema è il risentimento!”

Al contempo, il risentimento può avere vari contesti. Sarebbe utile imparare a distinguere tra il risentimento che ha una base reale e il risentimento tossico e manipolativo, finalizzato all’adeguamento del mondo alle aspettative del soggetto.

“Aspettative”, tra l’altro, è la parola chiave: il risentimento nasce proprio quando le nostre aspettative divergono da ciò che sta accadendo. Inizieremo, quindi, dall’analisi delle aspettative.

Sappiamo tutti molto bene che le persone non dovrebbero soddisfare le aspettative di qualcun altro. Questo, però, vale solo quando, ad esempio, non ci sono accordi precedenti.

Alessia e Giacomo erano sposati da circa un anno quando Alessia ha scoperto che Giacomo aveva una relazione con una collega. Giacomo le ha detto che non era un suo problema se lei si aspettava fedeltà da lui. Lui, semplicemente, non era interessato alle relazioni monogame. Alessia gli ha ricordato i voti nuziali e la sua promessa che lei sarebbe stata l’unica per lui.

Il risentimento è appropriato in questo caso? Sì. E anche il sentirsi feriti, arrabbiati e delusi. È evidente che il precedente accordo non è stato onorato. Alessia aveva il diritto di aspettarsi fedeltà da Giacomo.

Vediamo ora l’esempio di Maria. Lei si aspetta di essere il centro dell’universo: per lei le regole non valgono. Pertanto, non restituisce i soldi che prende in prestito e può offendere un’amica con un’osservazione scortese: non è colpa sua se l’amica si sente ferita. I sentimenti dell’amica non sono una sua responsabilità, vero?

Sì, lo sono, in questo caso. Se Maria viola i confini di qualcuno, allora dovrebbe aspettarsi che la persona si risenta.

Nel nostro corso “Pulizia della mente” illustriamo la seguente teoria:

Il risentimento è un contenitore per molti sentimenti. Di solito, è composto da rabbia, paura e senso di colpa. Come funziona? Vediamolo insieme.

Alice lavora nello stesso ufficio con una collega più anziana, Naomi. Naomi si comporta in modo strano. Ad esempio, prende le cose di Alice senza permesso (anche il suo bicchiere). Assegna i suoi compiti ad Alice, si “dimentica” di informarla delle decisioni importanti, si prende il merito dei suoi successi e la biasima di fronte ai superiori per ogni piccolo errore. 

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Di conseguenza, Alice prova molta rabbia, ma non può esprimerla (per un tabù interiore). Teme che, dicendo qualcosa, la situazione potrebbe anche peggiorare: Naomi lavora in questa azienda da molto tempo e Alice solamente da un anno. E si sente in colpa: “E se avessi fatto davvero qualcosa di sbagliato?”. L’insieme di tutti questi sentimenti, con la rabbia come componente principale, è chiamato “risentimento”.

Pertanto, è impossibile lavorare soltanto sul risentimento. Devi, innanzitutto, scomporlo nelle sue parti, quindi intervenire con ciascuna di esse. Per cominciare, ammetti almeno la loro esistenza.

Quindi, le aspettative, se non violano i confini delle altre persone, sono normali, perché viviamo in una società e ne facciamo parte.

Quando, invece, il risentimento è inappropriato?

○ Quando sostituisce un altro sentimento.

Quando è al lavoro, lo stato abituale di Jessica è risentimento e frustrazione. Poiché è una “brava ragazza”, e le brave ragazze, come sappiamo, non si arrabbiano, ha sviluppato l’abitudine di provare risentimento. Persino in una situazione in cui un collega si prende il merito dei suoi successi prova risentimento, anche se il sentimento giusto sarebbe quello di arrabbiarsi e di rimetterlo al suo posto.

○ Quando si tratta di manipolazione: la persona fa l’offesa per ottenere qualcosa.

Quando Riccardo si comporta in modo “sbagliato” (dimentica di comprare fiori e regali, non lava il suo piatto dopo cena, lancia una lunga occhiata a una cameriera, etc.), sua moglie Arianna storce le labbra in modo significativo e…tace. Inizia il secondo atto dello spettacolo intitolato “Indovina perché sono arrabbiata”.

Che cosa puoi fare con il risentimento, se è legittimo?

1. Lavoraci da solo.

○ Accetta che questo sentimento sia legittimo: “Ho il diritto di sentirmi ferito perché…”

○ Pensa alla causa principale del risentimento e a cosa si possa fare al riguardo.

○ Analizza se puoi influenzare la situazione attuale e sentirti meglio.

2. Esamina questo problema con la persona coinvolta nella situazione che sta causando risentimento.

○ Esponi le tue aspettative e il motivo della loro esistenza. 

○ Parla in prima persona per trasmettere i tuoi pensieri in modo chiaro e senza escalation.

Nascondersi dai propri sentimenti non è un modo efficace per affrontarli. Devono essere analizzati e lavorati. Provaci: ci riuscirai!


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