Non ho amici

Daniela ha 25 anni. Daniela non ha amici.

Voglio fare amicizia e mi manca un rapporto forte e caloroso con le altre persone. Sembra che nessuna delle persone che incontro sia interessata a me, si fanno vedere soltanto se hanno bisogno di qualcosa e poi spariscono.

Mi sforzo di essere comunicativa e propositiva, ma ottengo un unico risultato: le persone perdono interesse e prendono le distanze. Quando provo ad organizzare qualcosa, mi sento come se stessi imponendo loro la mia compagnia.

Mi piacerebbe avere degli amici per ricevere l’affetto che dono.

La prima cosa che faremo con Daniela è scindere i vari problemi. In effetti, in realtà non emerge un solo problema dalla sua richiesta, ma svariati in contemporanea.

I fatti

  • Non riesco a fare amicizia
  • Le persone mi usano
  • Nessun interesse reciproco nell’essere amici

Opinioni:

  • Le persone hanno bisogno di qualcosa da me
  • Non sono una persona interessante

Azioni:

  • Mi sforzo di essere propositiva
  • Mi sforzo con le persone
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La seconda cosa che faremo è valutare le motivazioni. Quando accade sempre la stessa cosa, si parla di una sorta di sistema. E un sistema ha sempre delle ragioni interne.

Forse da qualche parte dentro Daniela c’è una motivazione per la mancanza di amicizie: forse è la paura che la tradiscano di nuovo, la paura di fidarsi e confidarsi con qualcuno. In questo caso, una persona può costruire dei muri invisibili attorno a sé, da cui gli altri cercano di tenersi a distanza. Pertanto, è importante ricordare le precedenti esperienze di amicizia e cercare eventi seri e traumatici al loro interno legati alla perdita di fiducia.

Inoltre, Daniela scrive che si sta costringendo a mettersi in contatto. Quindi risulta che essere promotrice è spiacevole? Perché? Ci sono delle paure?

Sorge immediatamente la seguente domanda: perché? La comunicazione, che sia romantica o amichevole, è sempre un processo reciproco. È probabile che anche gli altri percepiscano questa compulsione e si allontanino. Dopotutto, c’è molta tensione in essa.

Infine, a giudicare dallo scenario descritto da Daniela, la comunicazione, ad un certo punto, “si interrompe”. Sarebbe bello poter assistere a quel momento.

Spesso la ragione sta nel fatto che una persona in qualche modo proietta verso gli altri una sorta di emozione sbagliata, non qualcosa che sta realmente provando.

Ad esempio, potremmo sentire il desiderio di attenzioni, ma mostrare risentimento: qualcuno accanto a noi potrebbe non capire tale linguaggio. O viceversa, siamo nervosi (perché il processo di comunicazione non è facile), ma proviamo a mostrare il desiderio di comunicare per “intraprendere” il contatto. Oppure, ci aspettiamo un ringraziamento speciale per i nostri “servigi”, ma questo non arriva e si materializza la sensazione di essere usati.

È molto importante per Daniela trovare il punto in cui si verifica l’errore, sedersi e analizzare: ho aspettato questo e quello, e ho chiesto questo (o non l’ho chiesto affatto), e mi hanno dato questo e quello, e poi io, e poi lui/lei.

Dopo aver svolto tre o quattro di questi “studi”, possono emergere dei modelli comuni. La volta successiva, prova a cambiare il copione

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