Oggi, nella nostra rubrica “Caro psicologo”, analizzeremo una storia di infedeltà.
“Ciao. Salvami, per favore”
Ciao! Commenterò la tua lettera paragrafo per paragrafo. Per cominciare, devo rimarcare che la tua prima frase indica che hai una mentalità un po’ infantile. Risulta ovvio dall’espressione “salvami”.
- “Sono sposata da molti anni. Abbiamo dei figli, a livello economico non stiamo male, quindi nel complesso le cose vanno bene…”.
Nel complesso le cose vanno bene…Farò un piccolo balzo in avanti, visto che ho già letto l’intera lettera. Pensi davvero che la situazione che descrivi in seguito, ciò che accade a te e alla tua relazione, sia complessivamente buona? Come sei arrivata a questa conclusione?
- “Tuttavia, un paio di anni fa io e mio marito abbiamo avuto una grossa litigata e lui se n’è andato”.
Basandomi sulla tua lettera, posso affermare che tu e tuo marito non siete in grado di risolvere i problemi in modo efficace, altrimenti una lite non porterebbe a una rottura. O forse tuo marito voleva andarsene e ci è riuscito.
- “In seguito, sono venuta a sapere che aveva una relazione in quel momento. Mentre eravamo separati, se la spassava con una donna giovane e carina. L’ha presentata alla sua famiglia e ai suoi amici. Ma, nonostante tutto, dopo un po’ di insistenze da parte mia, è tornato, ma non ha rotto con lei…l’ho perdonato, gli ho creduto e ho iniziato a ricostruire la relazione”.
Innanzitutto, voglio chiederti una cosa: come hai iniziato a ricostruire la relazione, se aveva ancora una storia? E poi hai scritto: “Ho iniziato a ricostruire la relazione”. E lui? Una relazione è una strada a doppio senso.
Suona un po’ triste come storia, sembra che tu abbia preso tutta la responsabilità della relazione sulle tue spalle.
- “L’ho seguito e ho scoperto che vedeva ancora quella donna. Abbiamo litigato di nuovo, ho pianto e siamo stati separati per un mese, per chiarirci le idee”.
Sembra che tu non lo abbia perdonato e non gli abbia creduto. Quando ci fidiamo di qualcuno, non lo controlliamo e non lo seguiamo.
- “Mio marito è tornato e ha chiesto perdono. Non con le parole, ma con le azioni. A parole, mi ha detto: “È colpa tua, non mi amavi, mi sgridavi, facevi i capricci”.
Questo è un brutto segno. Come puoi fidarti di una persona che non si assume la responsabilità delle proprie azioni? Non puoi…
Il tuo matrimonio è disfunzionale e, ovviamente, sia tu che tuo marito ne siete responsabili.
La responsabilità di avere una relazione e di aver mentito, però, è tutta sua.
Sai, è piuttosto strano: è tornato, ha iniziato a fare qualcosa, ma non ha riconosciuto la propria colpa e la propria responsabilità per quanto accaduto. Ti sta dicendo che l’hai costretto a farlo.
Questo indica che la tua è una relazione codipendente.
“Sono passati tre anni e sono stati infernali per me. Lo seguo, lo controllo, chiedo continuamente come trascorre il suo tempo e dove si trova. Esamino gli estratti conto della sua carta di credito per vedere dove e come spende i soldi”.
Questa è un’ulteriore conferma della conclusione che ho tirato sopra. Speri che, esercitando uno stretto controllo, non ti tradirà e non ti lascerà. Sul serio?? Pensi davvero di poter controllare il libero arbitrio di un’altra persona, i suoi desideri, i suoi sentimenti? Ti sbagli.
La persona che vuole tradire lo farà. Puoi tempestarla di domande o monitorare la sua geolocalizzazione. È piuttosto facile aggirare tutti questi checkpoint.
L’essenza della questione è che, invece di risolvere il problema, lo nascondi sotto il tappeto. Al contrario, investi i tuoi sforzi nel tentativo di controllare qualcosa che non può essere controllato e questo ti dà un diversivo.
“Di tanto in tanto incolpo i nostri amici e la sua famiglia per il loro tradimento. Quindi, il mio rapporto con loro è teso”.
Sarebbe bello capire perché lo fai. Vuoi un risarcimento da loro? O vuoi vendetta? Qual è il tuo obiettivo?
“Capisco che non è una cosa normale. Ma sento che, affinché tutto vada bene, mio marito deve soltanto restare a casa, cosicché io possa videochiamarlo e controllare tutto”.
Sì, hai ragione, non è una cosa normale. Ora sarò onesto: se tuo marito resta a casa tutto il tempo, il tuo stato emotivo migliorerà davvero?
No. Perché allora potresti avere la preoccupazione “e se lui stesse PENSANDO a lei”, ecc. Il problema non è il tradimento. Il problema è che nella tua relazione c’è una vecchia crisi irrisolta. Questa crisi, come della carne dimenticata in frigo, inizia a marcire e puzzare.
“So che si sta comportando bene. Mi sopporta, cerca di calmarmi, prova a convincermi”.
Non sono d’accordo sul fatto che si stia comportando bene. State entrambi giocando allo stesso gioco. Oggi tu sei la guardia carceraria e lui è un gattino colpevole che non ammette la sua colpa.
“Ma mi rendo conto che non può continuare all’infinito in questo modo. Un giorno se ne andrà e basta”.
Se dovesse andare via, non sarebbe la cosa peggiore. Nella tua situazione, questo non è il problema principale. Quello che ti sta succedendo è, prima di tutto, dannoso per il tuo sistema nervoso, per la tua salute e per quella dei tuoi figli. I tuoi figli osservano questi modelli tossici codipendenti e, di conseguenza, modellano su quelli la propria immagine della vita familiare.
“Non ho la forza di gestire me stessa, le mie emozioni, il mio risentimento e la mia rabbia”.
Certo che no: tutte le tue risorse vengono impiegare nel controllo. Invece di lavorare sulle tue emozioni, scegli di controllare la geolocalizzazione di tuo marito. Ma, aggrappandoti a tuo marito in questa situazione di blocco, non ti sentirai meglio.
“Non riesco ad andare a svolgere le mie commissioni, a prendermi cura di me stessa. Trascuro i miei figli. Tutto quello che voglio è stare a casa e “tenerlo per mano”. A livello razionale capisco tutto, ma quando si tratta di passare ai fatti…”
Penso che tu non sia in grado di abbandonare questa condizione per un solo motivo: non sei pronta per un percorso difficile. Vuoi una soluzione semplice. Vuoi che le cose migliorino senza fare molti sforzi. Proprio come hai iniziato la tua lettera: “Salvami”. Rivela che stai cercando una via d’uscita facile. Nella tua situazione, però, non esiste.
“Ma mio marito vuole che io sia carina, che abbia un’autostima elevata e che sia un’intellettuale. (Devo dire che ho svariati diplomi, sono di bell’aspetto e ho realizzato molte cose da sola)”.
E tu? Cosa vuoi da te stessa, dalla tua vita, dalle tue scelte? Cosa vuoi per te? Penso che tu debba prendere in considerazione queste domande.
“Ti ringrazio! Aiutami a perdonare, a iniziare a credere, a superare questo problema e a tenere in piedi la mia famiglia”.
Sfortunatamente, nessuno può perdonare, tranne te. Perdonare è una scelta. Affinché tu possa fare questa scelta, l’altra parte deve chiederti perdono, ma non l’ha fatto.
Delle scuse sentite e adeguate, che possono davvero far iniziare una nuova fase nella tua relazione dopo questa crisi, devono avere queste caratteristiche:
- Ammissione di responsabilità (Ho fatto qualcosa di sbagliato)
- Ammissione del danno causato (Capisco di averti ferito)
- Una proposta di soluzione alla situazione
Non ho visto niente di tutto ciò nella tua storia.
- “Amo mio marito e sono grata per tutto quello che ho”.
Anche in questo caso stai mentendo a te stessa dicendo che sei grata per tutto. Perché?
- “Vorrei solo poter dimenticare, cancellare questa storia dalla mia mente, lo voglio davvero…”
Non abbiamo la possibilità di dimenticare. Abbiamo la possibilità di superare le cose, lavorarci e lasciarle andare. In un contesto di infedeltà, sarebbe meglio farlo insieme, se state cercando di tenere in piedi la relazione.
Per riassumere, devi personalmente concentrarti seriamente su:
- La tua codipendenza
- La tua ansia e il tuo desiderio di controllo
- Rafforzare la tua autostima.
Ad essere onesti, a giudicare dalla tua lettera, penso che sarà difficile per te affrontare questi problemi senza un aiuto professionale. Hai un’enorme resistenza e una grossa negazione della realtà: “Sono stati anni infernali, ma sono grata”.
Quindi, pensa a te stessa e vai da un bravo psicologo.
Per quanto riguarda la tua relazione, anche qui hai soltanto una strada: un terapista familiare. La vostra è una relazione codipendente: tuo marito nega il problema e non accetta le sue responsabilità. Nel tuo modo di relazionarti ci sono vari aspetti tossici. Il terapeuta dovrà identificarli e districarli.
Spero che avrai il coraggio di vedere la situazione in modo realistico e che cercherai un aiuto professionale.
Abbi cura di te. Cofondatore di MindSpa
La self-therapy può essere uno strumento essenziale per la tua crescita personale ed emotiva.
Prova i nostri corsi creati da psicologi esperti e scopri i benefici che possono portare nella tua vita.
Non sei sicuro da dove iniziare?