Quante volte abbiamo sentito la parola “Mobbing? Siamo sicuri di sapere esattamente cos’è?
Partiamo da una definizione chiara del termine e vediamo come nasce questa parola così tanto usata oggi.
Il termine “mobbing” deriva dall’inglese to mob, che significa letteralmente assalire, molestare, e sta ad indicare l’insieme di comportamenti aggressivi sia verbali sia fisici attuati da un gruppo di persone nei confronti o di una singola persona o di un gruppo in modo da intaccare il normale svolgimento del suo compito lavorativo. Questi comportamenti, per essere indicati come “mobbing” devono essere ripetuti e regolari per un certo periodo di tempo e inoltre devono essere intenzionali.
Il mobbing può essere inteso come una relazione di tipo negativo che si instaura tra membri della stessa organizzazione e che prevede diversi ruoli: il mobbizzato (la vittima), il mobber (colui che attua il mobbing), il co-mobber (gli spettatori, spesso anche complici, dei comportamenti ai danni della vittima).
Chiariamo subito che questo processo non si verifica solamente tra datore di lavoro e il suo o i suoi dipendenti; al contrario è un processo dinamico e bilaterale e può avvenire anche tra colleghi. A seconda della posizione sociale occupata da mobber e vittima acquisisce termini diversi. Ad esempio quando questo si verifica tra persone che hanno una certa autorità, trovandosi ai vertici della gerarchia aziendale, e i propri sottoposti si parla di “bossing”.
In pratica potremmo definire il “mobbing” come una sorta di bullismo che si instaura in contesto lavorativo; e proprio come quest’ultimo crea, nei confronti della vittima, un terrore psicologico che impedisce l’ordinario svolgimento del lavoro in modo sereno.
Vediamo ora quali possono essere i comportamenti tipici del mobbing:
- Insulti
- Critiche distruttive
- Offese morali e fisiche
- Atteggiamenti prepotenti
- Abusi di potere
Queste azioni a volte possono portare a conseguenze molto gravi quali l’assenteismo della vittima dal posto di lavoro o addirittura il licenziamento; è palese come questo a sua volta comporti un peggioramento del clima relazionale organizzativo e una perdita, anche in termini economici, per l’azienda.
A questo punto vi starete chiedendo: perché esiste questo fenomeno? Le risposte sono tante, e vanno presi in considerazione fattori di tipo sociale, organizzativo e individuale. Per sintetizzare li dividiamo in due grandi macroaree: professionali e non professionali.
Un esempio della prima area è la competizione tra colleghi che si può verificare quando più di una persona ambisce alla stessa promozione; la seconda comprende, invece, tutte quelle sensazioni, pregiudizi, atteggiamenti che rientrano nella sfera delle relazioni umane anche al di fuori del contesto lavorativo; un esempio può essere la semplice antipatia nei confronti della vittima.
P.S.: Se non l’avete ancora fatto e siete interessati a questo complesso fenomeno correte a vedere il film “Mi piace lavorare” (2004), è esemplare il modo in cui viene narrato il mobbing. Qui sotto un estratto del film: