Gaslighting. Cosa fare?

Dopo aver analizzato il fenomeno del gaslighting e imparato a identificarne i segni, è tempo di imparare a contrastarlo, perché il nostro compito principale è quello di mantenere (o riguadagnare) la nostra autonomia, la nostra indipendenza, il nostro diritto ai sentimenti e di crearci uno spazio in cui sentirci psicologicamente al sicuro.

Quindi, come puoi opporti al gaslighting e contrastarlo? È meglio farlo in più fasi, ribadendo ogni volta la tua posizione. È come la nascita di un bambino: non basta semplicemente volerlo che arriva subito, deve passare un po’ di tempo dal concepimento alla gestazione. Col gaslighting è lo stesso: senti che c’è qualcosa che non va, oppure lo avevi già capito, altrimenti non avresti letto questo articolo. Ora tracciamo il percorso da fare.

Ancora una volta, vogliamo ribadire la cosa più importante: in caso di violenza fisica (ti picchiano, ti spingono, ti prendono a calci,…) non c’è altra soluzione che “andarsene”.

È impossibile mettere a punto delle strategie col rischio di essere presi a pugni. Questa è una cosa seria. Si può intraprendere un percorso soltanto quando è presente solo il gaslighting e niente di più.

1. Allontanati mentalmente e, se possibile, fisicamente dall’aggressore.

Beh, la parte del “fisicamente” è chiara: vattene, datti il ​​tempo di riprenderti senza lasciare che invadano il tuo spazio, perché cercheranno di convincerti più e più volte che stai commettendo un errore. Tuttavia, se ti è impossibile allontanarti fisicamente, puoi provare a farlo almeno “mentalmente”. Puoi farlo nel momento in cui “scopri” queste due realtà (quella vera e quella creata appositamente per te). Come riuscirci: tu vedi una cosa e ti dicono qualcos’altro. Fermati prima di provare il solito senso di colpa, di arrabbiarti e/o scusarti. Prova a trovare i FATTI in ognuna di queste realtà, puoi farlo per iscritto dividendo il foglio di carta in due colonne. Cosa è a favore della sua versione? E cosa è a favore dei tuoi sensi e delle tue sensazioni?

Ciò contribuirà ad allontanarti dall’aggressore a livello mentale. È una fase molto importante, perché sono i nostri pensieri che scatenano le nostre emozioni e i nostri modelli comportamentali.

2. Trova una componente emotiva e di valutazione nella realtà creata dal gaslighter. È sempre presente.

Ecco come ragiona un gaslighter: azioni umane = caratteristiche della persona stessa. Ad esempio, hai fatto qualcosa di sbagliato = sei cattivo, hai fatto qualcosa di stupido = sei stupido. In linea di principio, non sono solo in discussione l’inesattezza o l’inadeguatezza delle tue azioni, fare qualcosa di sbagliato ed essere “sbagliati” sono due aspetti completamente diversi e non si assomigliano affatto. Ecco perché è così importante separare la valutazione dei fatti dell’aggressore dalla realtà.

3. Trova persone che difenderebbero il tuo quadro della situazione.

Assicurarsi un sostegno è molto importante. In caso parenti e amici ti esortino a “guardarti allo specchio” e tua madre ti dica che “se ti picchia significa che ti ama” o “devi obbedire, amare e rispettare tuo marito, riverirlo affinché non ti lasci”. Se aggiungiamo vari personaggi di spicco dei media che dallo schermo passano il messaggio che ci si può “meritare” i lividi e gli occhi neri, allora diventa particolarmente difficile credere il contrario.

4. Trova e identifica i campi in cui l’opinione dell’aggressore è fondamentale o ha molto peso.

Gli aggressori cercano di occupare più spazio e tempo possibili. Cercano di limitare le aree in cui la vittima potrebbe sentirsi autosufficiente e, mai sia, indipendente, e anche di impedire a chiunque altro di influenzarla.

Ecco perché bisognerebbe valutare le zone di influenza secondo questi principi: a) se è tutto vero; b) se è possibile riconquistare parte dell’influenza; c) come compensare questa influenza; d) trovare le aree in cui il gaslighter non sarà in grado di accedere.

5. Liberati dall’opinione dell’aggressore a livello emotivo.

Abbiamo imparato a farlo a livello mentale nei paragrafi uno e due. Il passo successivo è allontanarti emotivamente.

A questo punto dovremmo parlare della famosa sindrome di Stoccolma. In generale, è il nome che viene usato per la difesa psicologica in cui ci si “identifica con l’aggressore“.

Le cose vanno in questo modo: per gestire l’enorme stress, la paura, il disprezzo, la frustrazione, la vittima inizia a immedesimarsi nell’aggressore con comprensione, solidarietà, fino a una fusione emotiva completa con lui. Per questo motivo, la vittima inizia a provare compassione per lui, a giustificarlo e persino a incolpare sé stessa e gli altri, a pensare l’aggressore sia diventato quello che è per colpa degli altri. La sindrome di Stoccolma non colpisce soltanto gli ostaggi, ma anche le vittime di violenza domestica.

La sindrome di Stoccolma non è un disturbo psicologico, ma una reazione difensiva. Per allontanarti emotivamente, devi:

  • riconoscere che la relazione si sta verificando all’interno del paradigma aggressore-vittima;
  • convincerti passo dopo passo di quanto siano illogici le azioni e il comportamento dell’aggressore (è importante individuare le affermazioni emotivamente rivelatrici, le valutazioni dietro la pseudologia (la tendenza morbosa e patologica al mentire) dell’aggressore: egli giudica ciò che è buono e cattivo, ciò che è giusto e ciò che non lo è);
  • smettere di giustificare la violenza psicologica con l’infanzia difficile, la personalità “complessa”, il cattivo umore, etc .;
  • abbandonare l’illusione che smetterà, che si risolverà tutto e che capirà quanto fosse ingiusto.

Se il procedimento si interrompe, questa fase è difficile da superare senza l’aiuto di uno specialista, poiché le nostre reazioni difensive hanno molta inventiva e non è facile “aggirare” questo sistema.

6. Migliora la tua autostima.

Questo argomento è troppo ampio per essere descritto in un singolo paragrafo di un articolo. Raccomandiamo di seguire il nostro corso sull’autostima, al fine di costruire relazioni sane con noi stessi e con gli altri

Non lasciarti manipolare in modo metodico, passo dopo passo. Dopo tutto, non proteggeresti una persona cara se stesse subendo qualcosa del genere? Devi trovare il modo per prenderti cura di te alla stessa maniera.

7. Analizza ciò che ti impedisce di cambiare tutto.

Considera tutti i fattori limitanti: di cosa hai paura, cosa temi di perdere, quali sono le tue paure in generale. E assicurati di esaminarli “al microscopio”. Fa davvero tanta paura? Davvero non ci sono altre opzioni? Quali sono le alternative?

Martina ha paura che se lascia Alessandro, non troverà mai più qualcuno che la ami. Alessandro ha fatto un ottimo lavoro, infondendo pensieri come “Chi mai vorrebbe stare con te a parte me”, “Sono la tua unica possibilità di avere un bambino” e “Solo io posso renderti felice”.

Serge ha paura di licenziarsi, il suo capo è un gaslighter e lo ha trasformato in un “capro espiatorio”. In questo modo un professionista davvero bravo come Serge ha perso quasi tutta la sua fiducia in sé stesso e crede che non troverà mai più un lavoro del genere.

Valeria ha paura di allontanarsi da sua madre, il cui senso di colpa la costringe a vivere nell’appartamento dei suoi genitori (“Morirò se tu non ci sei, che mi darà le pillole o chiamerà l’ambulanza”). Se lo facesse, diventerebbe una cattiva figlia. Ma non nota che sua madre sta vivendo la sua vita al suo posto senza problemi, che non la lascia uscire con gli uomini o incontrare gli amici, sebbene abbia 34 anni, etc. In generale, non si rende conto di non avere nulla di suo, ma di avere solo il dovere di prendersi cura di sua madre.

Bisognerebbe considerare i cosiddetti “benefici secondari” che ti trattengono nella relazione.

Catia, ad esempio, ha paura di iniziare a cercare lavoro e, in generale, a cercare sé stessa. Rimane con suo marito, che provvede pienamente a lei, ma non esita a essere un vero tiranno, così da non dover affrontare i passi per rendersi indipendente, che tanto la spaventano.

È così che vanno le cose. Come dice quella canzone: “pensa con la tua testa, decidi per te stesso”, le alternative ci sono, devi solo cercarle. Sarà facile? No. Ma adesso la situazione è così ideale?

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