“Voglio che mio figlio cambi”

Irene è venuta da noi per un consulto riguardo a suo figlio di nove anni, Gabriele. Era preoccupata per il suo comportamento aggressivo. Il padre di Gabriele li ha lasciati e Irene ha portato suo figlio a vivere dai nonni, in un’altra città. Gabriele ha trascorso lì la maggior parte del tempo perché Irene aveva bisogno di “occuparsi” della sua vita personale. Gabriele aveva 4 anni quando è successo. Di recente, Irene ha ripreso Gabriele a vivere con lei: suo padre è tornato e hanno deciso di provare a ricostruire il rapporto familiare. Ora, però, la “ricostruzione” non procede nel verso giusto, a causa dell’aggressività del bambino: litiga a scuola, rompe la finestra dei vicini, è scortese con i suoi genitori… Irene si è già rivolta a molti psicologi, ma pensa che non siano molto professionali, perché le dicono che suo figlio è normale. Irene ci ha chiesto di aiutarla.

Già da questo racconto è evidente che il problema non è il bambino, ma il sistema familiare. Cosa è successo in questa famiglia? Il bambino è stato privato della cosa principale: la fiducia di base. Fin dalla prima infanzia, ha assistito alle liti dei suoi genitori, che non gli prestavano attenzione e, in seguito, si sono semplicemente sbarazzati di lui. La sua vita non aveva la stabilità e la certezza che, qualunque cosa fosse successa, c’era un posto al mondo in cui era sempre amato e desiderato, dove non doveva essere spaventato.

Suo padre se n’era andato e sua madre lo aveva portato dai nonni. Si può provare a spiegargli che c’erano ottime ragioni per questo, che era “la cosa migliore” per lui, ma dal suo punto di vista la cosa risulta comunque in questo modo: si sono sbarazzati di me, nessuno ha bisogno di me, non servo a nessuno.

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Poi i suoi genitori sono tornati insieme e l’hanno ripreso a vivere con loro. La sua aggressività è una risposta alla mancanza di fiducia. Non si fida più dei genitori che l’hanno già lasciato una volta. Ora Gabriele sta cercando di mostrare loro la sua parte peggiore, cercando di capire se lo lascerebbero di nuovo. È come se li mettesse alla prova: “Mi amerete anche così? E se mi comportassi ancora peggio?”

Gabriele ha un disperato bisogno di scaricare l’aggressività accumulata che non può riversare direttamente sulle persone per cui la prova E ha bisogno anche di una base stabile: la fiducia che i suoi genitori non lo lasceranno più. Solo i suoi genitori possono dargliela, quindi.

Non vogliono sentirne parlare, però. Vogliono una “pillola magica” per trattare l’aggressività. Vogliono che il loro bambino cambi, ma non vogliono cambiare sé stessi. Sua madre continua a cercare un “bravo specialista” che metta tutto a posto. Si rifiuta di lavorare in prima persona con lo specialista, ovviamente. L’idea che qualcosa non vada nei genitori, e non nel bambino, la offende. Questa è una storia davvero molto triste.


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