Attacchi di panico

Al giorno d’oggi, praticamente tutti hanno sentito parlare degli “attacchi di panico”. Se ne parla così tanto che probabilmente ti sei chiesto: di che tipo di malattia si tratta? Sembra che ne soffra metà della popolazione.

Un attacco di panico (PA) è un attacco inspiegabile e molto disturbante di ansia acuta. È accompagnato da paura generalizzata in combinazione con diverse reazioni corporee.

Si potrebbe dire che l’attacco di panico è una piaga del 21° secolo. Questo non significa che prima non esistesse. Di sicuro già c’era! Ma non c’era ancora una diagnosi del disturbo.

Il soggetto si reca dal medico con una dozzina di sintomi diversi che non possono essere spiegati da motivi fisiologici. Gli organi, apparentemente sani, funzionano male. Un mistero, giusto?

Comunque, il dottore è pronto ad aiutare. Prescrive calmanti a base di erbe, bagni, chiede al soggetto di preoccuparsi di meno, di uscire a fare una passeggiata o di fare una doccia di contrasto, etc.

Ma il paziente non migliora.

Le reazioni del sistema nervoso autonomo possono causare un grande malessere. Ad esempio, se una persona ha capillari deboli, può provare i sintomi dell’attacco di panico, anche se è soltanto un po’ preoccupata per qualcosa.

Lo stato di panico si nutre di sé stesso: quando una persona respira velocemente, il cervello riceve un segnale di nervosismo. Una cosa del genere:Oh, respiro accelerato! Significa che sta succedendo qualcosa di spaventoso, devo prepararmi!”. Questo, a sua volta, provoca paura (a volte anche la paura della morte) e lo stato di panico s’intensifica ancora di più. È un ciclo di feedback positivo.

Catia soffre di asma; può, quindi, avere difficoltà a respirare. La base fisiologica dei suoi problemi respiratori è chiara: è l’asma. Ma ha episodi asmatici molto di rado, soprattutto quando ha qualche reazione allergica. L’ultima volta che ne ha avuto uno è stato durante un’escursione in un campo pieno di fiori sbocciati. Ha affrontato facilmente l’asma con l’aiuto dell’inalatore che porta sempre con sé. In inverno, Catia ha fatto un viaggio di lavoro. Soltanto in aereo, si è accorta di aver dimenticato la sua “bacchetta magica”. Nell’arco di 10 minuti, ha avuto un attacco d’asma in piena regola, iniziato con un semplice pensiero: “Non ho il mio inalatore! Se mi viene un attacco d’asma, morirò e nessuno potrà aiutarmi!”. Le è venuta una grande paura e voilà: ha iniziato a soffocare.

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Fortunatamente, uno dei passeggeri aveva un inalatore e ha aiutato Catia. Ma gli attacchi di panico (questo è ciò che Catia ha veramente vissuto) hanno iniziato a verificarsi regolarmente.

Gli attacchi di panico possono nascondersi dietro l’insorgenza improvvisa di svariati disturbi fisici.

Quindi, che tipo di sintomi può far parte di questa misteriosa sindrome?

  • palpitazioni cardiache, il cuore batte molto velocemente, come se stesse per schizzare fuori dal petto
  • avere la sensazione che il cuore stia per fermarsi, come se stesse perdendo i battiti
  • paura inspiegabile e spesso improvvisa
  • mancanza d’aria, difficoltà a respirare: “Non riesco a respirare”, “Mi manca l’aria”, “Sto soffocando”
  • ipertensione, sentirsi il sangue che va alla testa
  • vertigini, visione offuscata, “nebbia davanti agli occhi”
  • derealizzazione e spersonalizzazione (“Non sta accadendo a me”, “Non è reale”)
  • sudorazione, nausea
  • intorpidimento, incapacità di parlare, di muoversi, di controllare braccia e gambe
  • dolore allo stomaco e al petto
  • tremore, mani tremanti
  • pensieri confusi

Sì…Non è un’immagine piacevole. Hai davvero la sensazione che sia la fine e che non sopravvivrai a tutto questo…

Ma, in realtà, questi sono solo inganni del tuo sistema nervoso autonomo. È un suo malfunzionamento.

Angela stava prendendo la metropolitana. La situazione era la solita di sempre: 7:30 del mattino, ora di punta, tanta folla…All’improvviso, si è sentita vacillare e le è sembrato di stare per cadere sui binari del treno. Spaventata, si è allontanata dalla banchina, ma la sensazione di disagio non l’ha abbandonata. Angela cercava di respirare più a fondo, ma non ci riusciva. Si sentiva ancora più stordita. La paura la attanagliava, si sentiva paralizzata. “Via, via, ho bisogno di uscire di qui!”. Provava a scappare, ma non ci riusciva. Sentiva braccia e gambe goffe, come se non le appartenessero. Pensava che fosse la fine, che stesse avendo un infarto o un ictus, che sarebbe soffocata proprio lì, in metropolitana. Era coperta di sudore. Le sue mani sono diventate fredde e hanno iniziato a tremare. Cercava di farsi strada con la forza nel flusso di gente che andava nell’altra direzione e ha cercato di salire la scala mobile che scendeva. Più tardi, Angela ha detto che in quel momento non era in grado di pensare. È stato terribile. Un uomo l’ha aiutata: l’ha presa per mano, l’ha allontanata dalla scala mobile e l’ha accompagnata a sedersi su una panchina. Si è seduto accanto a lei, aiutandola a respirare regolarmente e ripetendo: “Non stai morendo; è solo un attacco di panico. Passerà presto”. A poco a poco, dopo 10 minuti che sono sembrati un’eternità, Angela si è calmata.

Come possiamo vedere, i sintomi dell’attacco di panico possono essere raggruppati in due categorie principali: emotiva e fisiologica. Questi due elementi (emozioni + fisiologia) formano letteralmente un circuito chiuso e si amplificano a vicenda, in modo tale che è impossibile separarli. Tutto si fonde in un’unica terribile esperienza: più velocemente respira la persona in preda al panico, più intensa diventa la sua paura. Più è spaventata, più diventa veloce e agitata la respirazione. Ora aggiungi i pensieri a questa miscela! Oh, quei pensieri…Chiunque abbia mai vissuto un PA può parlarti di un vortice di pensieri frustranti che, alla fine, getta il malcapitato nella disperazione: “Sto morendo”, “Tutto questo non finirà mai”, “Non sopravvivrò a tutto ciò” , “C’è qualcosa che non va in me”, “Sto impazzendo”.

I sintomi possono non presentarsi tutti in una volta e non esiste un modello “taglia unica”. Alcune persone possono avere componenti fisiologiche più forti, mentre altre quelle emotive. Alla fine, il punto principale è che è un’esperienza molto dura.

Giuseppe voleva fare paracadutismo da molto tempo. Ha seguito un corso e ha iniziato a studiare la parte teorica con grande entusiasmo. Prima che il gruppo potesse fare il primo lancio, ha fatto un’esercitazione. Sono saliti tutti su una torre da cui dovevano scendere su un cavo. E qui Giuseppe si è reso conto che non poteva farlo. Saliva le scale con grande difficoltà, cercando di non guardare in basso. In cima ha avuto un attacco di panico: non riusciva a respirare, aveva le vertigini. All’improvviso, ha avuto paura di cadere giù, in quel momento, senza cavi e paracadute. Sentiva di non riuscire a controllarsi. Era davvero spaventoso. Giuseppe si è seduto a terra e si è coperto il viso con le mani, cercando di riprendere il controllo di sé stesso. Il suo istruttore gli parlava e i suoi compagni di classe cercavano di aiutarlo a scendere le scale, ma lui riusciva a malapena a sentirli.

Durante un PA, il cervello del soggetto valuta la situazione come catastrofica dato che la persona non capisce cosa le sta succedendo. Questo la confonde completamente, la spaventa e la costringe a cercare un aiuto urgente: un medico, un cardiologo, uno specialista. I sintomi sono evidenti: respirazione, testa, cuore! Hanno urgente bisogno di essere diagnosticati e trattati! Ed è così che inizia una triste saga medica. Nel frattempo, non è il corpo ad aver bisogno di cure…

Nel prossimo articolo, vedremo da dove proviene tutto questo e perché.


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