Carriera e contratto psicologico in tempo di smart working

Il mondo del lavoro è da sempre in continua evoluzione. Ma nell’ultimo anno abbiamo assistito ad una vera e propria rivoluzione, con la pandemia che ha costretto anche i più restii al cambiamento verso l’innovazione.

Oggi trattiamo l’argomento del contratto psicologico e della sua importanza in questo periodo storico. Ma prima di analizzare più a fondo la situazione attuale, è bene fare chiarezza su alcuni termini, cominciando dal concetto di carriera.

Il termine carriera è utilizzato quotidianamente nei discorsi per indicare principalmente i successi in ambito lavorativo. “Fare carriera” vuol dire ottenere aumenti e promozioni, salire sul livello gerarchico più elevato del proprio posto di lavoro e di conseguenza migliorare e progredire il proprio status occupazionale in termini di vantaggi economici e sociali.

In realtà la carriera è la storia occupazionale di una persona, si basa su tratti individuali, ha dei vincoli posti dal contesto sociale e dalle congiunture storiche; si regola su norme collettive che stabiliscono il livello di prestigio, le prescrizioni per l’accesso da un livello all’altro, un calendario sociale che detta gli scatti a tempi opportuni. Si può realizzare all’interno di organizzazioni che elaborano i cosiddetti piani di gestione delle carriere. 

Le carriere non si svolgono nel vuoto ma in contesti che esercitano una certa influenza come quello politico, storico, socio-culturale o di cultura personale e per questo sono entità dinamiche; acquistano e perdono valore, importanza in base al contesto. Un esempio è il lavoro dell’arrotino, anticamente era una delle figure lavorative fondamentali per la società, oggi è quasi sparito del tutto come mestiere.

Tuttavia la carriera non è legata solamente all’ambito lavorativo, si può fare carriera anche solo con la propria storia individuale arrivando alla propria realizzazione personale.

Inoltre, la carriera acquista valore o meno anche da come viene giudicata dalla società, si parla di carriera morale. Questa si può definire anche come la posizione che un individuo occupa ai suoi stessi occhi e agli occhi delle persone che ritiene un punto di riferimento. È basata sulla costruzione di una reputazione o stima sociale che le persone si formano in base a come reagiscono in situazioni d’azzardo, ottenendo un successo o un fallimento. Ha lo scopo di dare significato e unitarietà alle traiettorie sociali dell’esistenza individuale.

Le carriere morali prendono forma nel contesto sociale in cui un soggetto può costruirsi rispetto o disprezzo, onorabilità o meno.

Cosa si intende invece per “contratto psicologico”?

Tornando al senso “stretto” di carriera, relativo all’ambito lavorativo solamente, è possibile parlare appunto di “contratto psicologico”. 

Il contratto psicologico non è altro che lo scambio di richieste implicite che avviene tra organizzazione e i suoi dipendenti. I dipendenti puntano ad un avanzamento della propria carriera nelle possibilità e nei limiti che la loro azienda gli offre. L’organizzazione garantisce ai propri dipendenti delle opportunità per esaudire la richiesta di carriera dei propri dipendenti. 

Questo contratto non è scritto e firmato come quello di lavoro, ma si basa su una serie di credenze e valori propri sia dell’individuo che dell’organizzazione ed ingloba una rete di aspettative reciproche, e norme sociali. Così come l’organizzazione si aspetterà una prestazione secondo standard quali-quantitativi adeguati da parte del dipendente, quest’ultimo si aspetterà in cambio una serie di benefici non solo economici.

Esempio: data una maggiore autonomia e responsabilità a un dipendente, l’organizzazione chiede in cambio fedeltà e senso di appartenenza a quella determinata organizzazione con una conseguente completa identificazione in essa. 

Questo esempio ci porta ai giorni nostri, con numerose professioni che sono state costrette a riorganizzare il proprio lavoro in modalità smart-working. In questo caso, però, non è stato un processo volontario tra organizzazione e dipendente, ma è stata la necessità di evitare l’incremento dei contagi da coronavirus ad accelerare (se non a costringere) le parti ad avviare questo rapporto di maggior fiducia in cambio di autonomia.

La criticità di questa accelerazione forzata nell’applicazione del contratto psicologico, sarà quella di trovare il giusto equilibrio tra le nuove aspettative nate tra le parti, una volta che l’emergenza sanitaria sarà rientrata. 

Numerosi sondaggi, infatti, hanno evidenziato il gradimento dei dipendenti a nuove modalità di lavoro più flessibili, e molte aziende (soprattutto all’estero) stanno iniziando a preparare formule di impiego ibride tra lavoro in presenza e lavoro in smart working. 

In conclusione potremmo affermare che il contratto psicologico, anche se non messo per iscritto, regola implicitamente le relazioni lavorative in tutti quegli aspetti che non sono esplicitati formalmente nel contratto stipulato tra le parti. 

Ed è una componente del rapporto di lavoro destinato a crescere di importanza nei prossimi mesi.

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