Dicono che non ci sia niente di peggio che dover aspettare e poi dover recuperare. Tuttavia, sembra che recuperare il ritardo sia più facile, perché svolgi delle azioni, mentre l’attesa uccide con la sua passività e con il fatto che nulla, al momento, dipende da te e che tu non sappia letteralmente cosa fare.
Dobbiamo spesso aspettare, sia per le piccole cose come il trasporto pubblico, un appuntamento dal medico, gli ingorghi stradali, sia per cose più importanti, il cui risultato può influenzare significativamente la nostra vita come l’ottenere un permesso di soggiorno, i risultati degli esami per l’ammissione all’Università, una chiamata dopo un colloquio di lavoro, etc. Se nel primo caso è sufficiente spulciare nel telefono delle applicazioni interessanti o guardare un video, nel secondo caso la situazione è leggermente diversa.
L’attesa crea incertezza e, soprattutto, la spiacevole sensazione di essere in un “limbo”, una dipendenza fastidiosa dalla decisione di qualcun altro, da cosa diranno le carte, da qualcosa che è completamente fuori dal nostro controllo.
Come aiutare un’altra persona:
– sostieni l’idea che anche se il risultato non è quello che vorrebbe, cosa sicuramente spiacevole, non è comunque qualcosa di irreparabile. Potrebbe essere d’aiuto chiedere: “Cosa succede se non funziona? Immagina l’opzione più sfavorevole. Che cosa hai intenzione di fare in quel caso?”. Ciò consentirà al soggetto di passare da concetti astratti nefasti, dall’orrore degli orrori, a pensieri concreti: in cosa consiste esattamente questo orrore e come lo affronterà;
– cerca di ridurre artificialmente l’importanza di ciò che sta aspettando: “Dici che questo lavoro è davvero il migliore. Il migliore in assoluto? Forse se non lo ottieni, ci saranno nuove opportunità!”
Come aiutare te stesso:
– sviluppa la tua personale posizione e decidi come vivrai ciò che sta accadendo. Farai avanti e indietro nella stanza, ti morderai le unghie, ti figurerai immagini di fallimento o sceglierai un’altra opzione? Renditi conto che questa è soltanto una tua scelta;
– “non perdere tempo, fai un piano B, e non guasterebbe neanche un piano C”. Il processo: a) restituisce il senso di controllo sulla situazione b) funziona come una tecnica di decatastrofizzazione: sì, potrebbe non andare come vorrei, ma questo non è un motivo per arrendersi.
– prendi l’accettazione di ciò che non dipende da te come occasione per lavorare, non con le tue aspettative, ma con la realtà: “Volevo farlo, ma non ce l’ho fatta”. Puoi soffrire all’infinito per le occasioni mancate, incolpare te stesso , gli esaminatori e il destino. Oppure puoi prenderle come punto di partenza e muoverti in una nuova direzione.
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